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Su Empoli un 'Microburst' in pieno centro: tanta pioggia in pochi minuti

04-08-2025 14:56 - Opinioni
di Gordon Baldacci

I temporali estivi non sono certo una novità legata al Cambiamento Climatico e l'arte stessa ne è testimone, con la tela di Giorgione che ne immortala uno (la Tempesta) tra il 1506 e il 1508, ma anche attraverso la musica, quando Antonio Vivaldi addirittura dedica il terzo atto dell'Estate all'arrivo e allo scoppio del temporale, nella sua indimenticabile opera “Le Quattro Stagioni”.

La parola stessa, “temporale” lo abbiamo già detto altre volte, determina un fenomeno veloce in un contesto circoscritto.
Quest'anno il mese di agosto, si è aperto con l'atmosfera piuttosto turbolenta, con fenomeni spesso sparsi e non eterogenei, ma non certamente modulati nell'intensità. Lo abbiamo dapprima visto attorno a noi, è toccato a Pisa, a Siena, ad Arezzo. Poi nel pomeriggio di domenica la grandinata lungo la superstrada, fra Santa Croce e Ponte a Egola ed infine il fenomeno tutto empolese, anzi “mirato” ad alcune zone, talvolta vie, che ha portato a qualche danno strutturale, per fortuna a nessun ferito. Quello che impressiona aldilà della localizzazione dei fenomeni e l'intensità, è la durata, non più di dieci minuti. La reazione irrazionale ci suggerirebbe di dire: ma come in dieci minuti ha fatto danni? E soprattutto, saranno caduti si e no 20 millimetri, ed eravamo già in emergenza? Domande istantanee, fulmini a ciel sereno, ma andiamo a capire come sempre dati alla mano, cosa è accaduto in quei “fatidici” dieci minuti?

Banalmente potremmo definire "poco" visto che gli accumuli sono stati localizzatissimi e circoscritti.
La questione però come sempre è l'intensità in cui si manifestano le precipitazioni. Dalle stazioni meteo presenti sia nella zona del Centro Storico che attorno, abbiamo scoperto dati contrastanti. Mentre nelle zone centrali si sono raggiunte punte di oltre 60 mm/h, vale a dire che in quei dieci minuti si sono cumulati ad una velocità importante i “pochi” millimetri rovesciati a terra. Facendo un esempio pratico, è come se mentre camminiamo, qualcuno ci lancia dalla finestra una secchiata d'acqua direttamente sulla testa; è successo a noi, attorno nessuno ha subito il “gavettone”. Senza dimenticare che tali precipitazioni si sono rivelate grandigene nelle zone dove il Radar ci mostra il colore arancio, ma non solo.

Per precipitare le idrometeore, talvolta veri e propri pezzi di ghiaccio, scatenano nelle zone dove cadono, venti piuttosto impetuosi; in alcuni momenti seppur sempre in quei pochissimi minuti si sono raggiunte raffiche di 70 km/h collegate al flusso precipitativo. Nell'immaginario collettivo spesso questi nubifragi grandigeni con venti piuttosto sostenuti, vengono considerate trombe d'aria, ma in realtà è proprio il movimento opposto, ovvero non la sollevazione ma lo schiacciamento dall'alto a causa dei venti in discesa dalla nube, e lo dimostra anche il “come” gli oggetti a terra vengono a trovarsi dopo il passaggio del fenomeno. La traccia dei detriti da downburst (i rami spezzati, i pali, gli alberi ecc) ha un andamento che diverge a ventaglio a partire da una linea centrale nel core del downburst e interessano un territorio avente diametro di qualche km. L'area colpita da una tromba d'aria è in genere molto minore (dall'alto si può vedere la classica traccia lunga e stretta) e la traccia dei detriti è disposta in modo circolare.

Questi “nuovi temporali” hanno un loro nome specifico una sua declinazione.
So benissimo che di questi tempi c'è questa moda di “anglofonizzare” tante parole, ma questi fenomeni fino ad ora erano appannaggio di tutt'altre zone, principalmente lungo i paralleli continentali americani e quindi il loro nome nasce da chi per primi e con una determinata frequenza li ha visti "prima di noi". Sia chiaro non è che anche in passato non si sia mai stati partecipi delle grandinate e dei nubifragi, è che la tempistica, il modo in cui accade, alla fine fanno la differenza fra una banalissimo " temporale estivo" e qualcosa di diverso. Si tratta di quello che in italiano potremmo definire letteralmente una "micro raffica discendente" un violento e improvviso colpo di vento simile a una tromba d'aria, ma distinguibile da quest'ultima. Un piccolo downburst che ha un'estensione laterale limitata (1–4 km) e per un periodo di tempo inferiore a 15 minuti, con velocità delle raffiche lineari non superiore ai 100 km/h, non a caso questi fenomeni vengono definiti Microburst.

Nelle zone centrali della nostra regione, il fronte occluso in discesa da nord tra ieri e oggi ne ha generati parecchi, due nel raggio di pochi chilometri oggi pomeriggio. Ovviamente non prevedibili a tre ore, e purtroppo, "teoricamente inseguiti" solo dalle previsioni “per eventi” richieste e monetizzate da chi appunto ha l'esigenza di sapere dove e se si formeranno fenomeni importanti. Tali previsioni non sono fantascienza, le ritrovate in ogni gara dalle Moto GP o della Formula Uno, ovviamente “costano” in professionalità, competenze, ma soprattutto ore di lavoro. Ricordiamo che solo in caso di allerta arancione nei Centri Funzionali vige un monitoraggio generale h24.

Va anche detto che purtroppo questi fenomeni si vanno verificando sempre più spesso non solo lontano da noi, e non sempre con danni limitatissimi.
Basti ricordare il microburst del 26 luglio 2016 in Piazza Ristori, con il crollo di alcuni pini e gli allagamenti attorno alla piazza, poche centinaia di metri attorno non era neppure piovuto. Oppure il 18 agosto del 2022, quando durante il mercato settimanale, gli ambulanti e i clienti furono colpiti da un fenomeno simile nell'ordine di grandezza e intensità. Teloni stracciati, merce perduta, danni economici, fortunatamente nessun danno alle persone.

La differenza quindi tra quei temporali estivi, immortalati nell'arte e messi in note sul pentagramma dai musicisti, la fa l'intensità, la frequenza con cui si verificano (non solo a Empoli, ma anche a Vinci, San Miniato, Montelupo Fiorentino, Capraia e Limite) …ed anche nella previsione a brevissimo termine, in cui è essenziale un approccio di vigilanza e monitoraggio strumentale diverso, anche nelle nostre zone.