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Temperature, clima e meteorologi... percepiti

31-08-2025 20:42 - Opinioni
di Gordon Baldacci

L'Italia è uno dei paesi in Europa, in cui si vanno a consultare con maggiore frequenza le previsioni del meteo. La platea dei professionisti che si rivolgono all'utente finale è di poche decine di migliaia, a fronte di una richiesta massiccia, che comprende chi le previsioni le usa per il tempo libero, chi per il lavoro, tutti per sapere se il rischio di severi fenomeni di maltempo, possono coinvolgere le proprie aree di riferimento.

Secondo un recente studio nazionale, “siamo” oltre 10.000 le persone che a vario titolo lavorano attorno alle “bizze dell'atmosfera”. Alcuni di essi in settori governativi e agenzie che forniscono dati meteorologici e previsioni. Altri in servizi meteorologici privati, in aziende specializzate nell'elaborazione e diffusione delle previsioni. Altri ancora sono quelli più noti, collaborano con emittenti televisive e radiofoniche, infine nell'ambito della ricerca e dell'università si occupano di studi legati all'atmosfera, al clima, ai fenomeni meteorologici. Quindi per paradosso siamo di fronte ad una professione eterogenea in cui non tutti si occupano di “prevedere”, ma talvolta di analisi, statistica, climatologia, eventi estremi, studio dell'atmosfera.

Cosa bisogna studiare per divenire un “vero” meteorologo professionista?

Partiamo dal presupposto che la scelta di diventare meteorologi è sicuramente basata su una grande passione, che poi negli studi quasi mai viene del tutto messa in pratica, perché a differenza di un cuoco che inizia fin da subito a cucinare, il meteorologo, prima di arrivare ad emettere le “previsioni” dovrà attendere molti anni di studio teorico. Indipendentemente da quale indirizzo si scelga di seguire per giungere alla maturità, è con la scelta dell'indirizzo universitario che si prende in mano il proprio destino e si perseguono alcuni specifici corsi di laurea.

Corsi, Cfu, Offerta formativa, la Toscana è un'avanguardia a livello nazionale.

Se un tempo dalla nostra regione, si doveva emigrare a Bologna, Torino, Roma, L'Aquila, oggi i corsi di laurea sono presenti oramai in quasi ogni università anche in Toscana. C'è solo l'imbarazzo della scelta, rispetto ad alcuni decenni fa. Una cultura di base che comunque ieri come oggi è sempre auspicabile, parte da una laurea in Fisica, Matematica, Statistica, a cui poi si andranno ad aggiungere alcune lauree ad indirizzo specifico, come Fisica dell'Atmosfera e Meteorologia o in Fisica del Clima.

Ultimamente l'offerta formativa si è estesa ad altri indirizzi, come Scienza Ambientale, corsi di Fisica del Pianeta Terra, e successivamente vi sono vari master integrativi in base anche a cosa si pensa di voler approfondire per la successiva specializzazione. Gli ambiti sono moltissimi: Climatologia, Storia del Clima, Oceanografia e Fisica, Scienze e tecnologie dell'atmosfera o Scienze e tecnologie della navigazione. Questi sono alcuni degli attuali indirizzi a livello regionale, e si possono trovare sia nei corsi dell'università di Firenze, che in quella di Pisa, mentre per le scienze applicate Siena la fa da padrona. Di solito il raggiungimento delle lauree magistrali, con associate altri master o più lauree triennali e biennali, sono di per se un ottimo Curriculum Vitae, da presentare come biglietto da visita per lavorare nell'ambito meteorologico.

Tolto come è ovvio un primo periodo di inquadramento, la professionalità trova ampio riconoscimento, il precariato non è in maniera assoluta prevalente, e molti dei nostri giovani, entrano nel loro “mondo del lavoro” ad età più basse rispetto ad altri corsi di studio. Va anche aggiunto che dai nostri corsi di studio, emergono talenti di altissimo livello, che spesso vengono letteralmente “prelevati” a fine ciclo di studi, da altri enti sovranazionali, o da aziende che dall'estero, propongono un ulteriore vantaggio non solo economico ma anche a livello di carriera.

...C'è chi dice NO!...

La nascita di settori specifici come l'Agrometeorologia, la Meteorologia industriale, quella legata agli eventi calamitosi, hanno in qualche modo evitato una massiccia fuga dei ricercatori e dei laureati, permettendo il fiorire di aziende e start up che si occupano non solo delle previsioni “canoniche” ma anche per l'industria, il turismo, lo sport e la politica, come per esempio durante i summit nazionali ed internazionali sul suolo nazionale.

Le regole del gioco NON scritte … almeno per adesso

In Italia la professione del meteorologo non è organizzata in ordini o collegi ed è regolamentata dalla Legge 4/2013. Per effetto della raccomandazione WMO n. 1083, la qualifica di meteorologo può essere conseguita da chi possegga un titolo di studio conforme, in discipline affini alla meteorologia come la laurea magistrale (ad esempio in Meteorologia ambientale, Scienze e tecnologie dell'atmosfera o Scienze e tecnologie della navigazione) oppure un master (ad esempio in Meteorologia e Oceanografia Fisica)

Lo schema di certificazione della professione di meteorologo è autorizzato dal rappresentante permanente dell'OMM in Italia. Le attestazioni, in Italia, sono rilasciate dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare (GARF), da Enav (già Ente Nazionale di Assistenza al Volo), dall'Associazione Meteo Professionisti (AMPRO) e dalla Dekra con annessa certificazione professionale.

Ovviamente la mancanza di un vero e proprio ordine o comunque di requisiti stringenti atti a tutelare chi esercita ma soprattutto chi riceve quel servizio, ha favorito con gli anni, un vero e proprio caos, dove alla fine della fiera, chiunque può emettere previsioni, fare analisi, pubblicare bollettini meteo.

Passione vs Professione, un confine labile non sempre riconoscibile

Si tratta di un contesto potenzialmente molto pericoloso, ed è paragonabile alla condizione per cui senza competenze certificate, si decida di far operare un “appassionato di anatomia” al posto di un chirurgo. Fino ad un decennio fa, con il web ed i social non ancora vettori di informazioni a largo raggio, persino le collaborazioni fra Meteorologi, Enti Amministrativi e di Protezione Civile era regolata con la registrazione del proprio Curriculum Vitae, in cui ovviamente le dichiarazioni mendaci erano passibili di denuncia. Oggi le situazioni sono cambiate, gli stessi amministratori locali, consultano gli “appassionati” al pari degli avvisi che ricevono dagli enti preposti. Inoltre sulla rete, nei social, ci sono veri e propri ciarlatani, che esercitano tale professione senza alcun controllo, se non quello dei vari “follower” che a decine di migliaia talvolta centinaia, condividono ingenuamente tale materiale.

Talvolta l'associazionismo locale, i piccoli comuni, ma anche contesti vicini alla sicurezza ambientale, permettono di organizzare veri e propri corsi di meteorologia ovviamente a pagamento, da persone sicuramente appassionate ma senza alcuna vera competenza certificata. Capita ormai ovunque ed è successo anche in zona, come ci testimoniano post condivisi loro malgrado anche dalle pagine ufficiali di organi di una certa rilevanza nel contesto climatico locale.

…Perchè le previsioni più difficili sono quelle che riguardano il Futuro

Del resto, il fatto che si vada a trattare un argomento così elusivo come la “previsione”, quindi aprendo una finestra sia sull'ignoto e di conseguenza sull'incerto, scatena nella gente la convinzione che tutti si possono esprimere perché nessuno di fondo ha la certezza che ciò che viene “previsto” poi effettivamente si andrà a verificare. Quindi non importa maturare competenze; basta guardare le mappe a disposizione sul web, i modelli matematici ormai aperti a chiunque per formulare una “previsione”.

Nascono “comunity”, pagine social, e in un mondo ormai consegnato per buona parte a determinati strumenti, anche la passione inizialmente magari condivisa con amici e parenti, diviene iniezione di fiducia, like, pubblico e commenti adoranti, stuzzicando in alcuni casi, quel sopito umano bisogno insito in ognuno di noi, di sentirsi meno soli.

I Meteorologi “percepiti”

Ci sono tantissime “meteo pagine” o “meteo gruppi” che ormai travalicano il confine persino della materia condivisa. Hanno assunto, magari non volendo, una funzione sociale. Gente che non esce di casa o non parte per le vacanze senza leggere (e commentare), aumentando la botta adrenalinica dell' “admin” ops del “meteorologo percepito”.

Senza contare chi non si limita a formare gruppi o avvicinare seguaci gratuitamente, ma piuttosto chiede soldi per improbabili previsioni stagionali, a sei mesi, per il matrimonio… Siti che non hanno ragione giuridica e vendono “prodotti meteorologici” ovvero previsioni a breve, medio e perché no, lungo termine. Personaggi che falsificano esami, che raccontano di inesistenti “stage meteo” nei siti nazionali…

Tutto questo non solo mortifica chi ha scelto prima per passione poi per professione, di elevarsi a studiare l'atmosfera ed i suoi ancora tanti misteri, ma in assenza di una legislazione in merito netta, chiara, che distingua la mitomania dalla realtà oggettiva, non farà altro che far dileggiare un ambito lavorativo già di suo messo alla prova dei fatti ogni giorno, da un clima possiamo dirlo, in perenne mutamento.

Del resto però dobbiamo essere realisti, e constatare che viviamo l'epoca dell'effimero. Soprattutto negli ultimi anni, ed in tanti campi professionali non solo nella meteorologia è il momento della comunicazione ad ogni costo, dell'apparenza lontana dalla sostanza. Così, ci ritroviamo le temperature “percepite”, il clima “percepito” e non potevano mancare i meteorologi, anch'essi come tutto il resto non reali, ma “percepiti”.