Toscana ad un bivio: tutelare la sicurezza per conservarne l'identità
29-07-2025 16:20 - Opinioni
di Federico Pavese*
Nel cuore di una Toscana sempre più sfidata dalla complessità del presente, il Circondario Empolese-Valdelsa si trova a un bivio cruciale. È un territorio che conserva una straordinaria identità storica, produttiva e culturale, ma che al tempo stesso espone fragilità crescenti sul piano della sicurezza urbana, sociale e percepita.
La sicurezza non è mai garantita una volta per tutte. È un diritto che si conquista e si mantiene attraverso scelte politiche responsabili, investimenti coerenti e una visione integrata del territorio. Ma soprattutto, è un dovere condiviso tra istituzioni, cittadini e forze dell'ordine. Occorre dirlo con chiarezza: la sicurezza ha un costo, e negarlo significa alimentare illusioni dannose. Ha un costo economico – in risorse, tecnologie e personale – ma ha anche un costo politico, perché richiede di affrontare temi scomodi, spesso rimossi o minimizzati per convenienza ideologica.
Nel nostro territorio assistiamo da tempo a fenomeni di crescente allarme sociale: furti in abitazione, vandalismi, baby gang, microcriminalità diffusa, spaccio nei parchi, degrado nei luoghi di aggregazione. Le forze dell'ordine – Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Locale – lavorano con dedizione nonostante organici che risentono di scelte scellerate fatte in passato e che non sarà semplice, nonostante gli sforzi, ripianare nel breve periodo.
È tempo, però, che la politica locale e regionale superi la retorica sterile tra "più repressione" o "più prevenzione", nascondendosi dietro sofismi di maniera o polemiche di tipo ideologico circa l'origine politica dell'una o dell'altra visione di sicurezza. È innegabile che repressione e prevenzione servono entrambe, dentro una visione integrata: prevenire significa investire nel presidio del territorio, nella rigenerazione urbana, nel controllo sociale diffuso. Reprimere significa garantire l'effettività della legge e della giustizia. Solo tenendole insieme possiamo davvero cambiare rotta.
Ogni comune del Circondario Empolese-Valdelsa riflette, oggi, in misura diversa, le conseguenze di una pianificazione urbanistica disconnessa dalla realtà sociale e dal principio della sicurezza integrata. Zone abbandonate a sé stesse, stazioni ferroviarie degradate, piazze spente, spazi pubblici privi di manutenzione. A ciò si aggiunge la desertificazione commerciale dei centri storici, che priva interi quartieri di una sorveglianza "naturale" legata alla vitalità economica.
Una politica della sicurezza seria non può prescindere da un'urbanistica intelligente, che favorisca la vivibilità, la sorveglianza passiva, il presidio comunitario degli spazi pubblici. E che incentivi anche, con strumenti concreti, il ritorno delle attività di prossimità.
Nel Circondario Empolese-Valdelsa vivono ormai centinaia di minori stranieri non accompagnati e giovani appena maggiorenni, in uscita dai circuiti dell'accoglienza. Molti di questi ragazzi vengono lasciati in una terra di nessuno, dove la marginalità sociale si trasforma facilmente in devianza o in sfruttamento criminale.
Serve una strategia di lungo periodo: uscire dalla logica delle emergenze contingenti e adottare un modello di gestione territoriale, con strumenti educativi, formativi e di accompagnamento lavorativo. Questo non è buonismo: è prevenzione intelligente. L'alternativa è continuare a negare il problema, alimentando insicurezza per i cittadini e disperazione per i più fragili. Entrambe le cose, per noi, sono inaccettabili.
La gestione associata della Polizia Municipale nel contesto dell'Unione dei Comuni ha prodotto una concentrazione burocratica a scapito dell'efficienza operativa sul territorio. Il risultato? Una percezione diffusa di assenza delle istituzioni, specialmente nelle frazioni e nei comuni più piccoli. Serve una revisione coraggiosa del modello associativo, che restituisca ai Comuni un maggiore margine di manovra operativa, potenziando il coordinamento interforze ma senza svuotare di presidio reale le comunità locali.
A questo punto, dunque, è probabilmente giunto il momento di rilanciare la proposta di un "Patto per la Sicurezza Locale" che sia costruito con trasparenza, metodo e concretezza, coinvolgendo istituzioni, cittadini, associazioni e rappresentanze delle forze dell'ordine. Un patto vero, non un manifesto elettorale, che tenga conto di alcuni pilastri concreti: mappatura partecipata delle aree critiche; valutazione trasparente e periodica degli organici delle forze dell'ordine; videosorveglianza intelligente e integrata; presidi di prossimità nei quartieri a rischio e in zone periferiche; educazione alla legalità nelle scuole e nelle realtà associative giovanili.
A questi strumenti si aggiunga una seria capacità di attrarre fondi regionali, statali ed europei per finanziare progetti di sicurezza integrata e di coesione sociale. La sicurezza non può essere ridotta a una voce di bilancio o a uno slogan elettorale. Se davvero vogliamo garantire al nostro territorio un futuro sicuro, ordinato e vivibile, dobbiamo avere il coraggio di compiere scelte chiare, talvolta impopolari: ma sempre necessarie, continue e durature. Le forze dell'ordine stanno facendo il massimo. È tempo che le istituzioni locali facciano altrettanto.
La sicurezza non può essere o rimanere una promessa, ma deve diventare una prassi quotidiana, concreta, misurabile, poiché è su questo terreno che si gioca la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
*Coordinamento Regionale Fratelli d'Italia Toscana, Responsabile di Zona per l'Empolese-Valdelsa