Un abbraccio contro la guerra: a Empoli si ricompone una famiglia spezzata a Gaza
26-05-2025 21:24 - Cronaca
Mentre piazza Farinata degli Uberti si copriva di lenzuola bianche distese a terra, come sudari simbolici a ricordare le vittime civili del conflitto in corso a Gaza, una famiglia spezzata dalla guerra si ricomponeva proprio nella nostra città.
È stato un ricongiungimento familiare atteso da mesi, complicato da lungaggini burocratiche, viaggi impossibili e condizioni sanitarie difficili, ma finalmente concretizzato proprio in concomitanza con la mobilitazione cittadina. Un segno, forse, che a volte la speranza trova casa anche tra le crepe della storia.
Una lunga attesa, una storia di cura e resistenza
Tutto era iniziato mesi fa, con l'arrivo a Empoli, nell'ambito del progetto SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione), di tre persone: una madre e due figli feriti dai bombardamenti. Una delle figlie, Samira, era rimasta in coma per una ferita alla testa; l'altro, Anaas, portava nel corpo schegge esplosive. In parallelo, erano già arrivate una madre e una bambina, quest'ultima affetta da una grave patologia renale genetica, in cura presso l'ospedale Meyer di Firenze.
Due donne, Raaf e Soa, seguite a lungo da operatori, volontari, gruppi spontanei e associazioni cittadine, hanno lottato per ottenere il ricongiungimento con i propri familiari rimasti in Palestina. Il percorso si è rivelato difficile: documenti da inoltrare, soldi da raccogliere, autorizzazioni da strappare. Un lavoro collettivo che ha coinvolto la Prefettura, i servizi sociali, il SAI, associazioni del territorio e la comunità empolese.
E proprio nel giorno in cui Empoli si è fermata per qualche minuto a riflettere sulla tragedia umanitaria in corso (ma in città c'è un Comitato - Empoli per la Pace - che sta cercando di tenere accesa la fiaccola della speranza fin dall'indomani dell'invasione russa in Ucraina) , i familiari di Raaf e Soa sono arrivati in Toscana. Si tratta di uno dei cinque ricongiungimenti autorizzati in tutta l'area fiorentina. Quattro famiglie sono state accolte a Firenze, una – quella di Raf e Soa – ha trovato casa a Empoli.
“E' stato un momento di densa emozione – racconta Rosella Luchetti, attivista per la pace, membro del Comitato Empoli per la Pace e "anima" della manifestazione di sabato scorso, che, da operatrice umanitaria, ha seguito e segue sul territorio queste persone – vedere quel lungo abbraccio tra i familiari che erno divisi da mesi. Gli occhi di ognumo di loro, erano espressione di sorrisi pieni di stanchezza e sollievo. E' una di quelle immagini che ti ricorda perché vale la pena insistere, resistere, coordinarsi, aiutare.”
La coincidenza temporale con il sit-in in piazza non è sfuggita a nessuno. Mentre i cittadini si stendevano sulle lenzuola bianche a ricordare i morti, in un luogo non lontano una famiglia “spezzata” da un assurdo conflitto, tornava a essere unita. E la nostra città, in silenzio, si è fatta testimone discreta di questa piccola, potentissima vittoria della vita sulla guerra.
È stato un ricongiungimento familiare atteso da mesi, complicato da lungaggini burocratiche, viaggi impossibili e condizioni sanitarie difficili, ma finalmente concretizzato proprio in concomitanza con la mobilitazione cittadina. Un segno, forse, che a volte la speranza trova casa anche tra le crepe della storia.
Una lunga attesa, una storia di cura e resistenza
Tutto era iniziato mesi fa, con l'arrivo a Empoli, nell'ambito del progetto SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione), di tre persone: una madre e due figli feriti dai bombardamenti. Una delle figlie, Samira, era rimasta in coma per una ferita alla testa; l'altro, Anaas, portava nel corpo schegge esplosive. In parallelo, erano già arrivate una madre e una bambina, quest'ultima affetta da una grave patologia renale genetica, in cura presso l'ospedale Meyer di Firenze.
Due donne, Raaf e Soa, seguite a lungo da operatori, volontari, gruppi spontanei e associazioni cittadine, hanno lottato per ottenere il ricongiungimento con i propri familiari rimasti in Palestina. Il percorso si è rivelato difficile: documenti da inoltrare, soldi da raccogliere, autorizzazioni da strappare. Un lavoro collettivo che ha coinvolto la Prefettura, i servizi sociali, il SAI, associazioni del territorio e la comunità empolese.
E proprio nel giorno in cui Empoli si è fermata per qualche minuto a riflettere sulla tragedia umanitaria in corso (ma in città c'è un Comitato - Empoli per la Pace - che sta cercando di tenere accesa la fiaccola della speranza fin dall'indomani dell'invasione russa in Ucraina) , i familiari di Raaf e Soa sono arrivati in Toscana. Si tratta di uno dei cinque ricongiungimenti autorizzati in tutta l'area fiorentina. Quattro famiglie sono state accolte a Firenze, una – quella di Raf e Soa – ha trovato casa a Empoli.
“E' stato un momento di densa emozione – racconta Rosella Luchetti, attivista per la pace, membro del Comitato Empoli per la Pace e "anima" della manifestazione di sabato scorso, che, da operatrice umanitaria, ha seguito e segue sul territorio queste persone – vedere quel lungo abbraccio tra i familiari che erno divisi da mesi. Gli occhi di ognumo di loro, erano espressione di sorrisi pieni di stanchezza e sollievo. E' una di quelle immagini che ti ricorda perché vale la pena insistere, resistere, coordinarsi, aiutare.”
La coincidenza temporale con il sit-in in piazza non è sfuggita a nessuno. Mentre i cittadini si stendevano sulle lenzuola bianche a ricordare i morti, in un luogo non lontano una famiglia “spezzata” da un assurdo conflitto, tornava a essere unita. E la nostra città, in silenzio, si è fatta testimone discreta di questa piccola, potentissima vittoria della vita sulla guerra.