News
percorso: Home > News > Cronaca

Un anno coi colori degli ospiti della Chiarugi, l'idea in un calendario

21-12-2025 17:07 - Cronaca
C’è una mano che saluta, in copertina. È una mano vera, segnata dal tempo, ma è anche una mano simbolica: invita a fermarsi, a guardare, a riconoscere. Fa verso a una foto iconica di Pablo Picasso ed è da qui prende forma il Calendario 2026, un progetto che unisce arte, memoria e comunità, nato all’interno della RSA Vincenzo Chiarugi di Empoli e promosso dal Lions Club Empoli Ferruccio Busoni insieme alla Misericordia di Empoli.

Non è un calendario come gli altri. Ogni mese dell’anno è accompagnato da un dipinto realizzato da uno degli ospiti della RSA, opere nate nei laboratori espressivi della struttura. Colori, volti, paesaggi, segni semplici ma intensi raccontano storie di vita, ricordi lontani, emozioni ancora vive. È un tempo diverso quello che scorre tra queste pagine: un tempo che non cancella, ma custodisce.

Il progetto parte da un’idea chiara e profondamente umana: restituire voce, dignità e visibilità agli anziani, riconoscendo nell’arte uno strumento di relazione e di cura. Dipingere non è solo un passatempo, ma un modo per continuare a esprimersi, per sentirsi ancora protagonisti, per lasciare un segno. E quel segno, ora, diventa pubblico, condiviso, collettivo.

Il Lions Club Empoli Ferruccio Busoni e la Misericordia di Empoli hanno creduto fin dall’inizio nel valore sociale e culturale dell’iniziativa, accompagnandola con discrezione e concretezza. Un lavoro di rete che ha coinvolto educatori, operatori, volontari e gli stessi ospiti della RSA, veri autori di questo racconto per immagini.

Il calendario non è soltanto un oggetto da appendere al muro: è un ponte tra generazioni, un invito a guardare l’età anziana non come un tempo di attesa, ma come una stagione ancora fertile, capace di bellezza. Ogni mese diventa così un incontro, ogni pagina una storia che chiede attenzione.

In un’epoca che corre veloce, il Calendario 2026 ci ricorda il valore della lentezza, dell’ascolto, della cura. E lo fa con la forza semplice dell’arte, nata là dove spesso non ce la aspettiamo: nelle stanze di una RSA, tra mani che ancora sanno creare e occhi che continuano a guardare il mondo.