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Un nuovo modello di welfare territoriale? No, grazie

03-12-2025 16:37 - Opinioni
Riceviamo e pubblichiamo il seguente contributo:

Nei giorni scorsi Unicoop Firenze e Misericordia di Empoli hanno presentato un progetto in collaborazione, per aprire, nei prossimi mesi, nuovi ambulatori medici. A pagamento, ma ‘con scontistica' per i soci Coop.

Su questo evento sono intervenuti con una certa enfasi i principali esponenti politici e istituzionali di zona. Si è sottolineato da parte loro di aver contribuito a ‘immaginare insieme lo sviluppo di questo progetto fin dal primo momento', salutato l'opportunità concreta di ampliare le possibilità di accesso ai servizi per ‘tutte' le fasce della popolazione, magnificato che le iniziative del terzo settore sono sempre buone, ecc. È di pochi mesi fa la notizia di un altro accordo, con ‘scontistica', tra Coop Toscana Nord ed un colosso privato della diagnostica (Synlab) che è in forte crescita anche in Toscana.

Sono scelte aziendali legittime, queste joint venture, e certamente i soggetti del privato sociale rimangono un sostegno fondamentale, con le tante attività che svolgono meritoriamente in un'Italia sempre più in condizioni misere. Inoltre, date le lunghe liste d'attesa nel servizio pubblico, molti di noi scelgono questi servizi a pagamento. Cioè: ‘quelli di noi' che hanno la fortuna di potersi permettere la spesa. Infatti, le statistiche ci dicono che stanno aumentando coloro che rinunciano alle cure - circa sei milioni! - anche per via delle spese sanitarie che non riescono a sostenere. Ciò che preoccupa, nei diversi interventi letti in occasione di questa iniziativa empolese, è l'assenza del contesto, della realtà effettuale, che, come sappiamo, sarebbe doveroso considerare sempre da parte di ogni rappresentante politico. Un “contesto” che investe in primo luogo la situazione nazionale: progressivo indebolimento della sanità pubblica, strada spianata ad una privatizzazione silenziosa ma inesorabile del SSN, un ‘secondo pilastro' riservato a chi può permettersi di sostenere costi diretti o tramite polizze assicurative.

E purtroppo, nonostante la Toscana si trovi in condizioni migliori rispetto ad altre regioni, le conseguenze di questo quadro nazionale si fanno sentire dappertutto. Anche nel nostro territorio non va certo tutto bene: molte sofferenze corrispondono a quelle di tanti cittadini italiani. La sanità territoriale è rimasta debole, le Case della Comunità procedono a rilento e con carenza di personale, la riforma delle mega-ASL ha indebolito distretti e ruolo dei Comuni, certi interventi di rafforzamento dell'ospedale durano da più di dieci anni, ecc. Queste iniziative Coop-Misericordia, detto con tutto il rispetto per le persone coinvolte, non possono essere considerate “un nuovo modello di welfare territoriale”. Non sono efficaci per rispondere alle necessità di cambiamento della dura situazione sopra accennata. Anche l‘aspetto ‘scontistica' non è molto in consonanza con i valori del sistema sanitario universalistico. L'articolo 32 Costituzione, base per la creazione del Servizio sanitario Nazionale, detta il compito di garantire l'assistenza sanitaria a tutti. A tutti. Non ‘un po' di più' a specifiche categorie e ‘un po' di meno' ad altre (com'era, prima della Riforma del '78, con le diverse mutue per le diverse categorie di lavoro).

Nelle stesse due giornate empolesi sono iniziate anche attività "di prevenzione” denominate “screening” e “check up” (con degustazione di prodotti). Negli anni passati siamo intervenuti più volte per far riflettere sull'inefficacia delle varie iniziative di marketing generico, tipo ‘salute in piazza', portate avanti, anche da qualche comune di zona, da soggetti della sanità privata e del privato sociale. Le iniziative di prevenzione (efficaci) dovrebbero corrispondere a precise iniziative istituzionali, basate su criteri scientifici (disegno organizzativo, controllo di qualità delle varie fasi, descrizione dei percorsi e presa in carico dei positivi al test, verifica dei risultati, ecc.). Elementi che non risultano in queste proposte. Oltretutto in un periodo storico di forte caduta delle risorse e delle iniziative di ‘prevenzione primaria'.

D'altra parte, cosa vuoi fare – direbbe qualcuno - si sta espandendo in tutto il mondo il mercato basato sul presupposto sbagliato che trovare una malattia in fase precoce sia sempre utile. Sta aumentando il numero di laboratori, farmacie, cliniche private che invitano le persone a sottoporsi a svariate batterie di test diagnostici con finalità ‘preventive', numerosi siti internet vendono kit diagnostici “fai da te”, imperversano campagne promozionali, ricche di aggettivi accattivanti e di seducenti immagini di persone felici e in perfetta forma fisica. Ebbene: no, resistiamo! Le istituzioni pubbliche dovrebbero vigilare e contrastare la diffusione di informazioni ingannevoli (gli organismi scientifici qualcosa fanno in questo senso). È chiara la strategia politica del governo e delle destre in sanità: filantropia, welfare aziendale (proposta purtroppo presente anche nei programmi di qualche partito dell'opposizione), espansione del privato e assicurazioni a tutta birra. E un servizio sanitario pubblico più povero per i poveri. Ma nei nostri territori, oltre che le giuste battaglie sulle risorse per il servizio pubblico che facciamo a livello nazionale, non sarebbe il caso di mettere mano ad una verifica e revisione di qualità del funzionamento del bene più prezioso che abbiamo? Che cosa ci ha insegnato la pandemia?

Non sarebbe male se si riaccendesse una discussione su tutto questo.

Enrico Roccato – già direttore sanitario ASL – Empoli
Mauro Valiani – già direttore Dipartimento Prevenzione ASL - Empoli