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Un'ottobrata della quale non si vede ancora la fine

18-10-2025 11:16 - Opinioni
di Gordon Baldacci

“Toscana, una settimana di alta pressione: notti fredde e giornate soleggiate, ma niente Ottobrata” Iniziava così un trafiletto di un articolo su uno dei quotidiani regionali più letti, il 6 ottobre scorso, quando le temperature erano ben al di sotto delle medie del periodo e si giocava anche a livello mediatico, sul possibile annullamento di quella tradizionale fase meteorologica, che puntuale ogni anno si presenta all’inizio del decimo mese dell’anno, l’ottobrata.


Invece in grande spolvero, dopo neppure cinque giorni, ecco tornare l’ottobre “versione duemila”. Quello che sfiora localmente nell’empolese i ventotto gradi, che certo non sono i trentuno punto sei del 2023, ma che ci riportano in quel solco ormai ben conosciuto, di un mese spesso siccitoso per le nostre zone; con alcuni torrenti ancora in secca dopo la stagione estiva, e che solo il costante ciclo di rivoluzione attorno all’asse terrestre, impedisce alle temperature notturne di andare troppo sopra le medie trentennali. Onestà intellettuale e rigore scientifico, ci ricordano che ottobre almeno nelle sue prime due decadi è spesso simile dal punto di vista delle precipitazioni, ma decisamente diverso per quello che “erano” le temperature che si registravano alla fine del secolo scorso.


Ed è in questo frangente che l’ottobrata, come la coperta di un picnic, copriva a malapena una settimana, poi o le prime ingerenze atlantiche oppure i primi freddi (quelli veri) rimandavano al mese di novembre per vivere l’ultima ancor più breve fase stabile; quella dell’estate di San Martino. Ed invece dati alla mano, sempre negli ultimi anni la situazione è andata diversamente. Nel 2024 a fine mese si registravano ancora oltre 24 gradi (24,5 per la precisione il 28 ottobre). Per non citare il 2023, 27,5 °C il terzultimo giorno del mese o i 29,3 del 2019 sempre in ultima decade. Per trovare dati di una normalità che non riscontriamo più, dobbiamo arrivare al 2002, senza contare che se scorriamo ulteriormente, il mese di ottobre negli anni 80 aveva una media su Empoli di 20.3 °C oggi siamo a 22.9 °C quindi oltre due gradi e mezzo di valori medi “massimi”.


Le cause alla fine sono sempre le stesse; una maggiore ingerenze anticiclonica, spesso di matrice non azzorriana che non fa altro che allungare la vita delle ottobrate attuali, spostandone l’inizio spesso in partenza di qualche giorno, ma poi spingendo spesso fino a ridosso degli ultimi giorni del mese, il “bel tempo”. Paradossalmente, tutto questo ha ripercussioni non solo per l’ambiente ma anche per l’economia in generale. Negli ultimi dieci, quindici anni, un ottobre caldo ha inevitabilmente anticipato la raccolta delle olive, con tutto quello che ne consegue, nella resa del prodotto. Il turismo nelle zone interne ad esempio, che spesso nei mesi di luglio e agosto diviene a seconda dei luoghi troppo estremo per i valori eccessivi perduranti settimane, trova in questi mesi “tardo estivi” un parziale recupero. Senza contare che ad ottobre ogni anno, soprattutto negli ultimi tre, persino le spiagge ed il mare, trovano menzione di possibili allungamenti nell’apertura degli stabilimenti balneari. Un’idea che solo dieci anni fa poteva sembrare folle. Giunti ormai al giro di boa mensile viene lecito chiedersi quando andrà a chiudersi l’ottobrata 2025?


Le previsioni concordano con l’inizio della prossima settimana, e l’arrivo di alcuni fronti instabili, anche se va chiarito, che a livello termico un vero e proprio cambio di passo si intravede solo a fine mese, sempre ammesso che i modelli, avvicinandosi alle date indicate, non lo posticipino ulteriormente. Sarebbe curioso dare il via ad una ipotetica macchina del tempo e catapultare i nostri antenati, vissuti secoli e secoli fa, che vedevano nell’ottobrata l’ultimo scampolo del semestre caldo, (ma basta adocchiare dipinti e litografie del tempo per notare che non erano certo in costume adamitico), e domandare loro che cosa pensano di queste ricorrenze ormai fuori da ogni regola, di questo clima che sorprende ma non stupisce le folle. Essi che a più riprese, hanno sempre collegato la ritualità del tempo che scorre, a doppio nodo con quello che fuggiva veloce, sopra le loro teste.