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Fdi: "Il dovere della scuola è educare al pensiero critico o trasmettere posizioni ideologiche?"

30-10-2025 17:23 - Politica
Abbiamo letto con attenzione la nota sottoscritta da oltre cento docenti del Liceo Virgilio di Empoli in merito al conflitto israelo-palestinese e, in particolare, alle drammatiche vicende che da due anni affliggono la Striscia di Gaza. Una tragedia umanitaria che interroga la coscienza di ciascuno e su cui è doveroso riflettere, specie in un luogo deputato alla formazione civile e morale delle nuove generazioni. Tuttavia, non possiamo non rilevare con preoccupazione la presenza, nel testo diffuso dai docenti, di espressioni e giudizi di natura prettamente politica — come l'affermazione secondo cui "il governo italiano è complice del genocidio in atto a Gaza" — che non trovano riscontro in dati oggettivi e rischiano di trasformare un momento educativo in una presa di posizione ideologica.



I dati ufficiali delle Nazioni Unite e delle principali agenzie umanitarie internazionali parlano di una crisi umanitaria devastante nella Striscia di Gaza, con decine di migliaia di vittime civili, tra cui moltissimi bambini. Di fronte a questa tragedia, l'Italia ha tuttavia adottato una linea di equilibrio, fondata sul diritto internazionale e sull'impegno umanitario concreto: dal 7 ottobre 2023 non sono state autorizzate nuove licenze di esportazione di armamenti verso Israele, in applicazione della Legge n. 185/1990; questa posizione è stata ribadita nelle comunicazioni ufficiali della Presidenza del Consiglio ed è stata oggetto di verifiche pubbliche da parte della stampa di fact-checking, che confermano lo stop ai nuovi contratti (ferme restando alcune licenze pregresse); il governo ha stanziato e consegnato aiuti umanitari significativi per la popolazione palestinese (operazione Food for Gaza, ripresa dei finanziamenti a UNRWA con garanzie di neutralità, aviolanci e corridoi sanitari). Gli atti del Ministero degli Affari Esteri riportano migliaia di tonnellate di beni essenziali e l'accoglienza in Italia di centinaia di minori e pazienti per cure ospedaliere.



La stessa premier Giorgia Meloni è più volte intervenuta per chiedere il "cessate il fuoco" e la "liberazione degli ostaggi" da parte di Hamas, nonché per condannare l'ingiustificabile uccisione dei giornalisti, ribadendo che il governo non ha esitato un solo minuto a sostenere il diritto all'autodifesa di Israele dopo l'orrore del 7 ottobre, ma allo stesso tempo ha preso una ferma posizione di condanna di fronte alla reazione israeliana quando è andata oltre il principio di proporzionalità mietendo vittime innocenti.



Accusare dunque il governo italiano di "complicità in un genocidio" non solo è infondato, ma significa negare la complessità del contesto e il lavoro di cooperazione e aiuto svolto anche dal nostro Paese. Il termine genocidio ha un preciso significato giuridico, definito dalla Convenzione ONU del 1948, e il suo impiego improprio in ambiti scolastici rischia di ridurre a slogan una questione che merita invece analisi, sensibilità e rigore. Nella nota dei docenti colpisce l'assenza di qualsiasi confronto con le scelte dei governi che hanno preceduto l'attuale esecutivo — governi di centrosinistra o a guida Movimento 5 Stelle — che negli anni scorsi hanno mantenuto relazioni bilaterali consolidate e cooperazioni militari e tecnologiche con Israele nel quadro euro-atlantico ed europeo.



Non si può dunque trasformare una discussione così complessa in un atto d'accusa monodirezionale verso l'esecutivo in carica, senza almeno valutare continuità e discontinuità rispetto alle politiche precedenti (diplomazia, cooperazione, export regolato dalla Legge 185/1990). Questa mancanza di prospettiva storica e comparativa indebolisce l'affermazione secondo cui l'Italia sarebbe oggi "complice" di crimini: un giudizio che, per serietà, richiede basi fattuali e un quadro temporale completo.

Colpisce inoltre — e lascia sinceramente basiti — che in un documento che pretende di richiamare la scuola alla responsabilità morale di "non tacere di fronte alle guerre" non si trovi una sola parola sulla guerra che, da oltre due anni, devasta l'Ucraina a causa dell'aggressione russa. Un conflitto che ha prodotto decine di migliaia di morti civili, bambini compresi, milioni di sfollati, e che l'ONU ha più volte definito come una palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali.


Possibile che questo dramma, che tocca il cuore dell'Europa e che vede un popolo difendersi da un'invasione militare, non sia ritenuto degno di essere raccontato e discusso con gli studenti? Tale omissione rivela un atteggiamento selettivo e parziale che mina la credibilità stessa dell'appello dei docenti e conferma quanto sia necessario, soprattutto a scuola, affrontare i conflitti del mondo senza doppi standard e senza ideologie di comodo.



Un ulteriore punto eluso nel documento è il riconoscimento chiaro della responsabilità primaria di Hamas nell'innesco della fase attuale del conflitto, a partire dagli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, con stragi di civili, stupri e sequestri di ostaggi, tra cui donne e bambini. Hamas è classificata come organizzazione terroristica dall'Unione Europea, sottoposta a un apposito regime sanzionatorio rafforzato (gennaio 2024). Ignorare questo dato — giuridico e fattuale — significa offrire agli studenti una rappresentazione monca e fuorviante delle cause e delle dinamiche del conflitto.



Nel documento dei docenti viene anche citata la cosiddetta Global Sumud Flotilla, come esempio di "azione solidale". Tuttavia, occorre ricordare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme al governo italiano, ha pubblicamente invitato i promotori della flottilla ad assumere un atteggiamento responsabile, ribadendo che gli aiuti umanitari venissero consegnati in porti sicuri, in coordinamento con le organizzazioni internazionali e non in modo autonomo e rischioso per la sicurezza delle persone coinvolte.



È bene sottolineare che, secondo le informazioni ufficiali, gli aiuti trasportati da quella flottilla non risultano essere stati effettivamente consegnati ai destinatari nella Striscia di Gaza, a conferma del fatto che la via della diplomazia e della cooperazione istituzionale rimane l'unica efficace e credibile.



Nessuno, tantomeno Fratelli d'Italia, intende negare ai docenti la libertà di affrontare nelle aule scolastiche i grandi temi del nostro tempo. Anzi, siamo convinti che la scuola debba essere il luogo per eccellenza del confronto libero, critico e documentato. Ma libertà non significa indottrinamento: significa offrire agli studenti strumenti per formarsi un giudizio autonomo, basato su fonti verificate, pluralità di prospettive e rispetto delle istituzioni democratiche.



Riteniamo quindi inopportuno che un documento firmato da un gruppo di insegnanti si spinga fino a dichiarare la "complicità" di un governo democraticamente eletto in un genocidio, senza fornire elementi oggettivi di prova, senza mettere a confronto le scelte dei governi precedenti, senza riconoscere i crimini di Hamas e ignorando del tutto un altro dramma bellico come quello ucraino. Un simile linguaggio, più politico che educativo, rischia di compromettere la serenità del dibattito scolastico e di dividere anziché unire.



Ci auguriamo che, nelle prossime settimane, nelle aule del Virgilio e in tutte le scuole del nostro territorio, si possa parlare di Palestina e Israele — come di ogni altro tema complesso — senza pregiudizi di parte, con rigore documentale e rispetto reciproco. Solo così gli studenti potranno davvero comprendere la portata di ciò che sta accadendo e sviluppare la consapevolezza critica che una società libera richiede. La scuola non deve "insegnare da che parte stare", ma insegnare a capire, distinguere, riflettere, per aiutare gli studenti a "decidere da che parte stare".



Solo in questo modo onora davvero i principi di umanità e giustizia richiamati dagli stessi docenti e contribuisce a costruire una coscienza civica capace di leggere il mondo nella sua complessità, non attraverso le semplificazioni di uno schieramento politico.



Gruppo Consiliare Fratelli d'Italia
Comune di Empoli


Fonte: Ufficio stampa