30 Aprile 2025
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L'empolese che ispirò Pablo Neruda

14-02-2025 09:38 - Cronaca
Giovedì scorso, 13 dicembre, abbiamo segnalato l'anniversario della morte di Mario Fabiani (qui l'articolo), empolese, primo sindaco di Firenze dopo la Liberazione di cui era stato un protagonista attivo.
Fabiani, che fu sindaco dal 1946 al 1951 (quando venne eletto presidente della provincia di Firenze), nel suo ultimo anno di mandato da primo cittadino di Firenze, ricevette una visita importante: il 9 gennaio del 1951 ospitò Pablo Neruda, il poeta cileno che si trovava in esilio.
La visita fiorentina colpisce molto Neruda, tanto da ispirarlo a scrivere due poesie, una delle quali dal titolo evocativo "La città".

Durante il suo soggiorno fiorentino, il poeta ha l'opportunità di incontrare alcuni dei protagonisti del rinnovamento politico della città, tra cui Mario Fabiani, il sindaco appena eletto e noto dirigente comunista. Fabiani non era un uomo qualunque: era stato un combattente contro il fascismo, un esiliato politico, e un prigioniero che aveva pagato con dieci anni di carcere per la sua militanza. La sua figura rispecchiava quella di un uomo dalle radici profonde nella lotta per i diritti dei lavoratori e della giustizia sociale.

Neruda rimase affascinato non solo dalla bellezza di Firenze, ma anche dall'impegno politico e umano di Fabiani, che incarnava il sogno di un'Italia rinnovata dopo il conflitto. Per il poeta, Firenze non era solo un centro artistico e culturale, ma un simbolo di speranza, di resistenza e di cambiamento. Il legame tra i due, sebbene non formalizzato in un incontro pubblico significativo, si concretizza nelle parole di Neruda, che vede in Fabiani un rappresentante autentico delle lotte sociali del tempo.

In effetti, come ha raccontato, in seguito, Romano Bilenchi, scrittore e giornalista che fu molto vicino a Fabiani, l'impegno politico del sindaco non si limitava alla gestione amministrativa della città. Fabiani, insieme ad altri intellettuali e politici di sinistra, si preoccupava di costruire un nuovo blocco politico progressista che potesse superare le divisioni ideologiche tra i vari partiti. Il suo tentativo di aprire un dialogo con il Partito Socialista e persino con la Democrazia Cristiana, purtroppo non andò a buon fine, ma rappresentò un tentativo audace di unire le forze del centro-sinistra sotto un'unica visione politica.

La figura di Fabiani, che aveva sperimentato il carcere e l'esilio, incarnava i valori di integrità e giustizia sociale che si riflettevano nelle sue politiche e nei suoi progetti. Questo ideale di sinistra non dogmatica, ma aperta alla collaborazione e al compromesso, è ciò che Neruda vedeva come la vera essenza di Firenze, la stessa città che l'aveva accolto con calore e che, in quel momento, viveva un periodo di rinnovamento e speranza.

Se l'arte e la poesia di Neruda si fondevano con la bellezza dei luoghi e delle tradizioni di Firenze, la politica di Fabiani si poneva anch’essa come una proposta di rinnovamento, sebbene la sua visione venisse ostacolata dalla realtà del contesto politico del tempo. La proposta di Fabiani, di superare le divisioni ideologiche attraverso un centro-sinistra unitario, anticipava in qualche modo i discorsi e i tentativi moderni di creare una sinistra più inclusiva e pragmatica.

In un momento storico in cui il mondo intero sembrava diviso tra le due superpotenze della Guerra Fredda, Fabiani e Neruda rappresentavano l'antitesi del conflitto ideologico. Mentre Neruda vedeva in Firenze una città che incarnava la bellezza e la speranza, Fabiani cercava di costruire un futuro migliore per la sua città, capace di integrare tutti, dal basso verso l'alto.

Il passare del tempo ha appiattito, forse, la memoria storica di Fabiani, ma la sua figura rimane emblematica di una certa visione politica, quella di una sinistra che cerca di superare le sue divisioni interne per costruire un futuro condiviso. Neruda, dal canto suo, lo ha saputo riconoscere in modo poetico, regalando a Firenze e al mondo una testimonianza di come l'arte e la politica possano intrecciarsi per raccontare la storia di una città e dei suoi uomini.
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